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Chi siamo


La nostra storia … erano le ore 18:00 del pomeriggio del giorno 23 gennaio 1984.
Assieme al Dott. Giorgio Bevilacqua, notaio in Pordenone, sedevano i signori Franco Anese, Eddo Boccalon, Sergio Cian, Ivo Grizzo, Franco Peruzzi, Franco Polito, Francesco Salatiello, Francesco Silvestrin. Erano in quello studio con un’idea in testa … una bellissima idea. Fondare un’associazione che si interessasse della salute e degli interessi dei diabetici e delle loro famiglie. I tempi erano altri, la sanità ed i servizi per questa patologia erano agli albori.

C’era già pronto un nome …

Associazione Famiglie Diabetici della Provincia di Pordenone

Altri in provincia hanno poi copiato l’idea, ma la primogenitura è certa. E il dovere di occuparsi di tutto il territorio anche.

La visione è ancora chiara: da soli non si può “combattere” con le istituzioni e da soli è difficile capire che il problema personale è condiviso da molti altri, che forse si sono già dati risposte atte a vivere una vita “comune”, un quotidiano che non differisce da quello della gente “normale”.

Molto pratici i fondatori, quasi tutti di professione operaio; via le sottigliezze e mano al lavoro da fare. Ecco gli scopi, la missione, il cosa fare durante il tempo libero dedicato agli altri:

  1. Promuovere e favorire con ogni mezzo la conoscenza del diabete al fine di favorirne la diagnosi precoce e la cura efficiace di quanti ne fossero colpiti.
  2. Istruire i diabetici e loro famiglie.
  3. Sensibilizzare gli organi politici, amministrativi e sanitari al fine di migliorare l’assistenza dei diabetici e delle loro famiglie.
  4. Favorire e promuovere una concreta solidarietà ai diabetici e alle loro famiglie.
  5. Suggerire, promuovere e sviluppare iniziative volte ad assicurare adeguati mezzi laddove l’assistenza pubblica non offre adeguati interventi.
  6. Sviluppare i contatti con altri organismi al fine di migliorare ed ampliare le attuali conoscenze.

Il riportato articolo 4 chiude con una grande anticipazione delle future richieste della legge sulle organizzazioni del volontariato, arrivata solo nel 1991: «È escluso pertanto qualsiasi scopo o intenzione di lucro».


“Dopo 27 anni cosa resta?”

Restano più di 600 soci interessati agli stessi scopi, chi più disponibile al lavoro sociale, chi meno, chi ne è impedito a vario titolo. Ma il Direttivo tiene duro e continua con l’opera iniziata, introducendo appena possibile nuove attività, pienamente rispondenti alla missione sociale. Il difficile è far comprendere ai soci ed al “mondo” cosa si stia realmente facendo. Le cure sono certamente migliorate, il rapporto tra le persone è facilitato dai mezzi rapidi di comunicazione, le istituzioni sono sempre… le stesse. Non è una critica alla sanità o altre forme di assistenza pubblica: solo la segnalazione che nelle mente dei pubblici ammistratori trovano maggior spazio patologie diverse, più “rinomate”, più citate dai media.

E allora gli scopi associativi sono sempre attuali e molto c’è ancora da fare perché la patologia “diabete” sia inserita tra le urgenze sociali.

Keith Marshall

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George Williams

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