La nostra storia ... erano le ore 18:00 del pomeriggio del giorno 23 gennaio 1984.
Assieme al Dott. Giorgio Bevilacqua, notaio in Pordenone, sedevano i signori Franco Anese, Eddo Boccalon, Sergio Cian, Ivo Grizzo, Franco Perruzzi, Franco Polito, Francesco Salatiello, Francesco Silvestrin. Erano in quello studio con un'idea in testa ... una bellissima idea. Fondare un'associazione che si interessasse della salute e degli interessi dei diabetici e delle loro famiglie. I tempi erano altri, la sanità ed i servizi per questa patologia erano agli albori.
C'era già pronto un nome ...
Associazione Famiglie Diabetici
della Provincia di Pordenone
Altri in provincia hanno poi copiato l'idea, ma la primogenitura è certa. E il dovere di occuparsi di tutto il territorio anche.
La visione è ancora chiara: da soli non si può "combattere" con le istituzioni e da soli è difficile capire che il problema personale è condiviso da molti altri, che forse si sono già dati risposte atte a vivere una vita "comune", un quotidiano che non differisce da quello della gente "normale".
Molto pratici i fondatori, quasi tutti di professione operaio; via le sottigliezze e mano al lavoro da fare. Ecco gli scopi, la missione, il cosa fare durante il tempo libero dedicato agli altri:
Il riportato articolo 4 chiude con una grande anticipazione delle future richieste della legge sulle organizzazioni del volontariato, arrivata solo nel 1991: «È escluso pertanto qualsiasi scopo o intenzione di lucro».
Fino a qui i padri fondatori ....
"Dopo 27 anni cosa resta?"
Restano più di 600 soci interessati agli stessi scopi, chi più disponibile al lavoro sociale, chi meno, chi ne è impedito a vario titolo. Ma il Direttivo tiene duro e continua con l'opera iniziata, introducendo appena possibile nuove attività, pienamente rispondenti alla missione sociale. Il difficile è far comprendere ai soci ed al "mondo" cosa si stia realmente facendo. Le cure sono certamente migliorate, il rapporto tra le persone è facilitato dai mezzi rapidi di comunicazione, le istituzioni sono sempre… le stesse. Non è una critica alla sanità o altre forme di assistenza pubblica: solo la segnalazione che nelle mente dei pubblici ammistratori trovano maggior spazio patologie diverse, più "rinomate", più citate dai media.
E allora gli scopi associativi sono sempre attuali e molto c'è ancora da fare perché la patologia "diabete" sia inserita tra le urgenze sociali.